1971 - Piaggine: catturata aquila reale

MOBILITATO UN INTERO PAESE DELLA CAMPANIA

Mercoledì 10 Febbraio 1971 - BILANCIO IN CRISI PER L'AQUILA REALE

Catturata, è stata rinchiusa in una gabbia nella sede municipale - Ma il mantenerla costa troppo

Corriere della Sera, Mercoledì 10 febbraio 1971  Corriere della Sera, Mercoledì 10 febbraio 1971

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Piaggine (Benevento Salerno), 9 febbraio.

Un'aquila reale, catturata viva, sta sconvolgendo l'esistenza di Piaggine, un paese dell'Alto Cilento.
La cattura dell'aquila reale viva, esemplare stupendo di una specie in via di estinzione, è un fatto rarissimo, dovuto all'eccezionale perizia di due cacciatori, il comandante dei vigili municipali Carmelo D'Amico e il guardacaccia Giuseppe Petrone.
L'origine della vicenda è l'assalto dei lupi che, tormentati dalla fame, durante quest'inverno - tra i più rigidi a ricordo delle stesse persone anziane - sono scesi dai monti.
Le località dove i lupi hanno lasciato il sanguinoso loro segno sono Terrisia, Felittella, Passata, Maurani, Radicone e Festole. Fu così che quando ad un agricoltore, Bruno Tassoni, morì un bue di carbonchio fu facile procurarsi l'unica esca efficace per le pesanti tagliole da lupi tese sotto la neve. Il bue, fatto a pezzi, era l'ideale per l'odore e il colore di carne fresca. Ma il giorno dopo il comandante dei vigili D'Amico e il guardacaccia Petrone, ispezionando le campagne videro in contrada Timboni che le morse di acciaio dentate avevano fermato alla zampa sinistra un'aquila. Il rapace, con lo sguardo grifagno, il rostro pronto e gli artigli liberi, attendeva, preparato alla lotta. Quando notò i due uomini aprì le ali in tutta grandezza e fece un mezzo salto, ma la tagliola non cedeva: ciò nonostante l'aquila appariva intenzionata a difendersi senza risparmio di colpi. Intuendone il disegno i due concordarono fulmineamente il loro piano: presa da un'auto una coperta, dopo averla lanciata sul capo dell'uccello, si avventarono e prima che potesse straziarli riuscirono a legarlo in modo da rendere l'aquila completamente inoffensiva. Poco dopo, percorsa una ventina di chilometri, i due entravano in paese con il loro trofeo mentre la piazza si affollava.
Piaggine è retta da un'amministrazione di democristiani e socialdemocratici che non hanno in pratica opposizione. Ma la cattura dell'aquila ha sollevato una serie di problemi discussi con calore dalla popolazione. In tutte le case non si parla d'altro. Il primo quesito è dove tenere l'aquila. Dopo essere stata collocata in una gabbia, nell'ufficio del sindaco, poiché la folla dei curiosi arrivati anche da fuori era interminabile, è stata trasferita in un locale al piano terreno. Secondo quesito: l'aquila può essere venduta o deve rimanere al comune quale motivo di attrazione e simbolo della dignità civica? E ancora: come si deve provvedere al suo mantenimento? Con offerte spontanee di privati (intanto è già stata messa una cassetta per questo scopo) o a spese del comune?
Il problema non è semplice se si considera che Piaggine, nonostante il suo incanto (vero paradiso della più schietta e agreste natura, in un panorama da sogno) è un piccolo comune di tremila anime, dove ben seicento sono emigrate per il lavoro stagionale in Germania. E un'aquila, che si nutre solo di carne sanguinante (ne mangia anche due chili al giorno), con una persona a lei addetta che la accudisca, graverebbe sul bilancio per alcune centinaia di migliaia di lire. I pareri sono discordi: l'assessore Giovanni Pacente e il consigliere Luigi Petrone sono favorevoli a mantenere l'aquila a spese dell'erario; il consigliere Emilio Prinzo, a spese di tutti, ma volontarie; il consigliere Dante Cimillo, ricordando la legge che protegge le specie rare (fra cui vi è quella delle aquile reali), propone in omaggio anche all'anno della natura, di riderle subito la libertà perché voli felice fra le vette dei monti da cui calò. La Federcaccia è dell'opinione che il mantenere l'aquila prigioniera non sia in contrasto con le leggi venatorie.
Che accadrà? Perché la spesa del mantenimento dell'aquila venga assunta dal comune occorre il visto del prefetto e poi della giunta provinciale cui potrebbe opporsi la regione, salvo il parere della Corte costituzionale. Il comandante dei vigili e il guardiacaccia non escludono la possibilità di vendere a titolo personale l'aquila a uno zoo: ma è ciò lecito avendola essi catturata quali impiegati del comune nell'esercizio della loro attività? Non è facile vederci chiaro, insomma. Intanto opposte interpellanze si preannunciano in Parlamento.

Crescenzo Guarino

Piaggine (Sa) 1971. Documentario sulla cattura dell'aquila
L'aquila torna a volare - Parte 1/3
L'aquila torna a volare - Parte 2/3
L'aquila torna a volare - Parte 3/3
Fonte dei video:
https://www.jepis.it/aquila-e-cacciatore-piaggine

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Fonte: Archivio Corriere della Sera - Corriere della Sera, Mercoledì 10 febbraio 1971

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