Giovanni Battista La Cecilia, anche noto, soprattutto in Francia, come Jean La Cecilia (Napoli, 27/09/1801 – Napoli, 08/01/1880) è stato uno scrittore, politico e rivoluzionario italiano. Ha scritto molto sul Cilento.
Esponente della carboneria meridionale, La Cecilia partecipò alla rivoluzione costituzionale napoletana del 1820, che gli costò la prigionia, mentre dal 1827 divenne esule, andando a Livorno, dove collaborò con Francesco Domenico Guerrazzi, e dove pubblicò, nel 1828, il suo primo romanzo storico "I Sanniti".
Espulso dalla Toscana, nel 1830 si recò prima in Corsica e poi, nell'ordine, a Marsiglia, Tours e Parigi. Grazie all'influenza su di lui esercitata dalla setta di Filippo Buonarroti, che nella capitale francese aveva costituito una "Giunta liberatrice italiana" (La Cecilia ne era il segretario), divenne stretto collaboratore di Giuseppe Mazzini nell'organizzazione della Giovine Italia, e dell'omonimo giornale sin dal primo numero, nel quale pubblicò un articolo su Pietro Colletta. Continuò anche a scrivere volumi a carattere storico-politico, editi inizialmente in francese, come quelli su La Repubblica partenopea del 1834 e su Masaniello del 1838. A Parigi, infine, La Cecilia divenne amico del rivoluzionario Carlo Lauberg, che sarebbe morto di lì a breve.
Nel 1847 ritornò a Livorno, e il 6 gennaio 1848 si rese protagonista, assieme ad altri mazziniani, sia della sommossa dei facchini disoccupati del porto, sia del coinvolgimento di Guerrazzi nel fallito tentativo di spingere il governo guidato da Cosimo Ridolfi alla guerra contro l'Austria, con la conseguenza che entrambi vennero arrestati. Tornato nella natia Napoli, dopo la concessione della costituzione ferdinandea del 29 gennaio 1848, le sue iniziative si inscrissero nell'ala più radicale del movimento liberale napoletano, combattendo contro le truppe borboniche con il calabrese Pietro Mileti durante i fatti del 15 maggio 1848, ma l'esito negativo lo costrinse a rifugiarsi a Roma e, di nuovo, in Toscana. Qui il Guerrazzi, in seguito alla fuga di Leopoldo II e alla conseguente formazione del "governo democratico" (8 febbraio 1849), gli conferì incarichi diplomatici.
Ancora esule in Corsica e poi in Piemonte, nel 1854 fu in contatto con Giuseppe Garibaldi, mentre fra il 1855 e il 1856 curò la pubblicazione dei giornali «La Voce del progresso» e l'«Indipendente». Nel 1860 rientrò, definitivamente, a Napoli, per continuare l'attività pubblicistica e storico-letteraria, benché l'ambiguità dei suoi ultimi scritti abbia dato adito al sospetto che fosse finanziata dell'esiliata corte borbonica.
«Dopo 26 anni di prigioni, esilii,
e persecuzioni di ogni sorta rividi,
la Patria il 23 febbraio 1848;
il giorno 28 maggio ne
uscii di nuovo proscritto»
(G. La Cecilia, Cenno storico sugli avvenimenti di Napoli del 15 maggio, p. 3)