Magnoni Pasquale - 1733

Di Pasquale Magnoni (Cilentano) si trovano veramente poche notizie. Noi di CilentoTop, dopo lunghe ricerche in biblioteche ed archivi storici, siamo riusciti a trovare qualche notizia.

1844 - Nel Libro "Memorie storiche degli scrittori nati nel regno di Napoli", del 1844 e scritto da Camillo Minieri Riccio, a pag. 187 e 188 è riportato    :

MAGNONI (Pasquale), antiquario, nacque a Rotino il giorno 11 maggio 1733 e passato a Napoli si acquistò fama di letterato. Fece ricca raccolta di antiche monete di Velia e Pesto e stava per dare alla luce varie importanti opere allorchè il 10 ottobre 1774 fu trucidato nella sua terra natia. Di lui abbiamo: 1° De veris Posidoniae et Paesti originibus, Napoli, 1763, in 4 2° lettera al barone Antonini, contenente alcune osservazioni critiche su i di lui discorsi della Lucania, Napoli, in 4.

1810 - Nel libro "Vicende della coltura nelle Due Sicilie", del 1810 e scritto da Pietro Napoli-Signorelli, a pag. 80 e 81 si legge    :

L'infelice erudito Pasquale Magnoni nato nella terra di Rotino in provincia di Salerno nel maggio del 1733 e morto ne' suoi poderi, ucciso come Abele l'anno 1764 di anni 31 di sua età, pubblicò senza luogo ed anno ma veramente in Napoli nel 1763 (ventidue anni prima che uscissero le lettere del Dupaty) un opuscolo de variis Posidonias et Paesti originibus, per ribattere ciò che aveva scritto il prelodato Mazzocchi; ed in esso favella con ispezialità del sito e dell' estensione di Pesto e degli edifizii che ne rimangono, aggiungendo al medesimo libro due tavole delle medaglie    di questa città.

1781 - Nel Libro "Memorie Storico-Critiche degli Storici Napolitani" del 1781 e scritto da Francescantonio Soria, da pag. 375 a  377 si legge    :

MAGNONI (Pasquale) nacque nella terra di Rotino in Provincia di Salerno al di 11 Maggio 1733 e disbrigatosi lestamente in Napoli da' bassi e da' maggiori studi, tra' quali deve annoverarsi quello delle lingue dotte, fecesi nel 1753 dichiarar Dottore nelle leggi. Ma non disgiunse dalla scienza del Diritto una particolar attenzione alle cose erudite, massime dell'Antiquaria, e faticò moltissimi anni in raccor medaglie urbiche da ogni lato, con intenzione di formarsene un dovizioso museo. Ei ne avea procacciate circa due mila appartenenti nella più gran parte a Velia e Pesto, due città, che furono assai illustri in quella regione, dov'esso aveva sortiti i natali; e ciò senza porre in conto non poche, le quali essendo presso di se duplicate, fe passar nel museo del fu Gio. Carafa Duca di Noja, che ora è stato incorporato a quello del Re. Il Magnoni era in molta stima appresso di questo cultissimo Cavaliere, e di altri letterati al nostro tempo viventi, e faceva sperare di se maggiori cose di quelle, che ne' giovanili suoi anni avea mandate alla luce. Ma essendosi nell'autunno del 1774 recato a diporto nella sua patria, fu a' 10 di Ottobre nell'età di 41 anno in uno de' suoi poderi miseramente ucciso. Diede alle stampe:
De veris Posidoniae & Paesti originibus .4. ( Napoli 1763.) Il Mazzochi nella Diatr. de Paesti orig. in Tab. Heracl. p. 498. avea creduto
1. che la città di Pesto fosse stata edificata da' Doresi Fenici col nome di Pestan o Pesitan, ed in un luogo non poche miglia lontano da quello, dove esistono presentemente le sue rovine;
2. che i Sibariti, smantellato Pesto, l'avessero riedificato col nome di Posidonia in quel sito, dove l'anzidette rovine si veggono;
3. e che perciò le medaglie di Пαιs o Пαεs fossero anteriori a quelle, che portano l'epigrafe di Пoσιδαv.
Ma il nostro autore fa veder con invitte ragioni, che il Mazzocchi, contro di cui principalmente fu l'opera indiritta, si era prodigiosamente ingannato
1. perchè questa città fondata venne in sua origine nell'istessissimo luogo, dove si ammirano tuttavia le sue anticaglie, da' Doresi Greci, i quali in onor di Nettuno l'appellarono Posidon;
2. perchè i Sibariti non la smantellarono, nè vi rifecero che solamente le mura, senza far novità sopra il di lei nome;
3. che i Lucani furono quelli, che corrompendo col loro Osco il Dorico dialetto fecero che la parola Posidan divenisse Pesitan e Paestan; il che è tanto certo, quanto che i Romani, i quali a' Lucani la ritolsero, appellaronla non già coll'antico nome di Posidonia, ma con quello di Paestum, che le davano in atto i suoi ultimi possessori; quindi è
4. che le medaglie di quest'ultima leggenda esser debbano necessariamente posteriori a quelle della prima. Con ogni giustizia dunque fu detto dal Lami nelle Novell. lett. Fior. 1764. col. 160. che questa Dissertazione è assai erudita; che mette la ragione in veduta dalla sua, e tratta tutto con buon fondamento, il che fu replicato più ampiamente dal dotto Ab. Agostino Mariotti in una Lettera latina impressa nel medesimo anno in Roma, ed al nostro autore espressamente indrizzata.
Favellasi di più in quest'operina del sito ed estensione di Pesto, delle sue grandezze, e vicende sotto i Greci, Lucani, e Romani; degli edifizi superstiti, che sono il più superbo, e forse l'unico monumento della più rimota antichità presso di noi; e delle sue medaglie, delle quali veggonsi soggiunte al libro due eleganti tavole. Il nostro autore, oltre alle additate poc'anzi, riconosce per Posidoniate anche una coll'inscrizione Pos, illustrata dall'Ab. Mariotti con una Dissertazione latina impressa in Roma nel 1762. Ma non già quelle col Sistlus, Phistlus, Phistluis & c. assegnate a Pesto non meno da alcuni Antiquari nostrali, che dall'Ab. Passeri, il quale ne illustrò due in un Comento tralle Symb. litt. t. 2. ed. Flor. ma senza certezza veruna, dice il Lami nelle Novell. Fior. 1749. col. 369. V. l'istesse Novelle 1746. ove si dà conto di una simile medaglia illustrata da Jano Planco, o Gio. Bianchi di Rimini.
2. Lettera al Barone Antonini, contenente alcune osservazioni critiche su i di lui Discorsi della Lucania 4. senza nota di anno, che fu verisimilmente il 1765. e del contenuto di essa veggasi l'Art. Antonini. Nella di lei prefazione, ed alle pagine 1. 7. 53. prometteva il Magnoni di dover prossimamente dare alla luce Gli Statuti municipali del Cilento (questo è una delle contrade della Provincia di Salerno) i quali sarebbero stati accompagnati da sue osservazioni e preceduti dalla Descrizione generale della regione, della sua polizia e governo, e de' luoghi antichi e moderni di essa, colle loro famiglie nobili e civili; ed altresì tre Dissertazioni, compilate principalmente contro del Barone Antonini, cioè De Lucaniae nomine & origine. De duabus praecipuis veteris Lucaniae urbibus, Paesto & Velia, ac de illius metropoli Petilia De oppidis ex Paesti, Veliaeque ruinis excitatis; le quali erano così vicine ad essere impresse, che l'autore avea già incominciato a farne intagliar le medaglie sopra i rami.

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