Chiane Sotae, Laurino le Chiaine Sottane, Laurino Piaggine Sottane, Piaggine Sottane, Piaggine Inferiore, Valle dell'Angelo.
Valle dell'Angelo è il comune più piccolo della regione Campania con circa 260 residenti.
La nascita del borgo si presume risalga al X secolo per opera di monaci basiliani. Chiamato Casaletto di Piaggine, da cui deriva il gentilizio "casalettari".
Valle dell’Angelo, in origine un casale di Laurino, deve la sua storia e il suo sviluppo ai monaci basiliani, giunti nel X secolo per sfuggire alle persecuzioni iconoclaste. Provenienti dalla Siria e dall’Epiro, i monaci attuarono un’opera di risanamento del territorio, devastato dalla guerra greco-gotica, introducendo l’agricoltura e favorendo lo sviluppo economico locale. Fondarono importanti cenobi, come Sant’Arcangelo di Campora e San Vito di Fogna, dipendenti dalla Badia di Santa Maria di Rofrano, e riunirono attorno ai conventi pastori e popolazioni locali, che dissodarono le terre e avviarono coltivazioni di viti, ulivi e leguminose.
Nel periodo feudale (592-1806), Valle dell’Angelo rimase legata a Laurino, con alterne vicende di proprietà feudale. Nel XIII secolo fu concessa ai Sanseverino e, successivamente, passò ai Carafa, che nel 1591 ottennero il titolo di duchi di Valle dell’Angelo, Piaggine e Laurino. La comunità si emancipò gradualmente da Laurino: nel 1571 si separò per i pagamenti fiscali, e nel 1555 la parrocchia cessò di dipendere spiritualmente da Santa Maria Maggiore di Laurino.
Nel 1799, durante la Repubblica Partenopea, anche Valle dell’Angelo fu coinvolta nei moti di libertà. Fu eretto l’Albero della Libertà davanti alla chiesa di San Barbato, ma gli ideali rivoluzionari sfociarono presto in violenze e anarchia. Gli scontri tra repubblicani e realisti provocarono lutti anche a Valle dell’Angelo, fino alla sconfitta delle forze repubblicane.
Nel Risorgimento, tra il 1820 e il 1860, il borgo fu protagonista di lotte demaniali. I contadini, esclusi dall’assegnazione delle terre, formarono sètte popolari per opporsi al potere dei latifondisti. Figure locali come Antonio Pisciottano, Andrea Mastrandrea e Barbato Andreoli parteciparono ai moti cilentani del 1828 e 1848, affiliati alla sètta “Fratellanza”.