Trentinara: le origini, la storia, il nome.
L'origine del nome “Trentinara” è molto contrastata, c'è chi ritiene essere di "significato numerico: indicante cioè estensione di terreno" (Egidio FINAMORE ), e chi l'accosta, in modo dubbio, al nome retico di " Tridentum ". Nel Codice Diplomatico Cavense, anno 907, è indicata come "Via da Trenta" . La più possibile interpretazione del toponimo, forse, è quella enunciata da Piero Cantalupo, il quale scrive che "alla base del toponimo Trentinara vi è forse un preindeuropeo "trent" che, raffrontato col toponimo Trentova nella cui formante è da riconoscersi il latino ŏra, spiaggia (costa), potrebbe restituirci il significato di: rupe, scoglio; la spiaggia di Trentova è, infatti, caratterizzata da un enorme scoglio isolato" (P. CANTALUPO). Trentinara, per l'appunto, presenta, più in grande, le medesime caratteristiche: posta su un enorme masso e su una enorme rupe. Altri fanno risalire il nome ai soldati romani a guardia dell’acquedotto che portava l’acqua a Paestum, guardie “Trentennarie” così dette perché prestavano servizio per trenta anni (Dott. Enrico CAVALLO ). Altri dalla paga mensile dei soldati che doveva essere di trenta denari. Il suo nome, comunque, ha avuto le seguenti evoluzioni: Via Da Trenta - Trentinaria – Trintinaria - Trentenaria - Trentana - Trèntenara ed infine Trentinara.
Le origini di Trentinara si perdono nella notte dei tempi. Sorto come villaggio fortificato già nel II° millennio a.C., venne utilizzato poi dai romani per ricavare le acque per dissetarsi e coltivare le celebri rose di Paestum. Un nucleo permanente di soldati, le guardie trentennarie da cui alcuni, come già detto, vogliono far derivare il toponimo di Trentinara, faceva costantemente la guardia all’acquedotto che raccoglieva le acque delle sorgenti Fontana Secca, Vetuso, Forma e Ospitale. Il primo vero nucleo abitativo risale all’epoca delle invasioni saracene (800 d. C.) e dei relativi saccheggi di Paestum, che provocarono la fuga dei suoi abitanti sui colli sovrastanti.
877 - I più ritengono che, come casale, Trentinara fu fondato dai profughi di Paestum nell’877, quando, cioè, i cittadini di Paestum furono costretti a fuggire sui monti circostanti a seguito dell’invasione dei saraceni.
1092 - Il più antico documento riguardante Trentinara è del 1092 dove è riportato che Gregorio di Capaccio, figlio del fu Pandolfo, conte di Capaccio e Corneto, e la moglie Maria, del fu Erberto, fecero dono "pro anima" alla Chiesa di S. Nicola di Capaccio, delle loro Chiese possedute a Trentinara: San Mauro, San Giovanni e San Silvestro, tutte “foris ipso castello trintinaria” cioè fuori dal centro abitato, e la Chiesa di S. Maria ''intus castello trintinaria”, con ogni loro dipendenza(1) (Arch. Badia di Cava, c. 34, maggio, 1092, xv 58, Salerno).
1120 - In un altro documento, datato 1120, sì parla di una donazione di Roberto, detto Maniàco, e della moglie Sofia, a Rossomanno, monaco e sacerdote dell’Abazia, della eredità pervenutagli da Aillo e Porfida, esistente "intus ipsius castello" di Trentinara, unitamente alla metà di un mulino, con arcature e acqua, colà posseduto(2) (abc, xxi, 42, Settembre 1120, 15, Trentinara).
1137 - NeI 1137 era signore del casale Gregorio figlio del fu Gregorio signore di Capaccio e Trentinara (abc, g. 24 marzo a. 1137, Salerno).
1156 - In un testamento del 1156, invece, si ha notizia dei feudatari ''domni Guilielmi de Trentinaria'' e del figlio "domnus Robbertus de Trentinaria" (abc, h. 27 ottobre, anno 1156). In tale documento si parla dell'esistenza di un antico castello sovrastante la pianura di Paestum.
1185 - Nel 1185 apprendiamo che era signore di Trentinara "Marinus domini castri Trentinaria" (abc, l, 13 settembre 1185, IV).
1247 - Nel 1247 papa Innocenzo IV, in una lettera inviata all'abate di Cava, invitava di assegnare due feudi nella Valle del Crati o in Calabria al "dilecto filio Riccardo de Trentinaria" in quanto i suoi genitori erano stati spogliati da tutti i loro beni dall'imperatore Federico e viveva esule e in angustie economiche con il proprio fratello. (C. Carducci op. cit. pag 226, n. XXIV).
1267 al 1290 - Guido d'Alemagna fu intestatario del casale dal 1267 al 1268. Nel 1269 a Riccardo di Trentinara, ribelle con i fratelli Corrado e Letterio, furono confiscati tutti i beni e concessi, da re Carlo, a Ugo di Susa, che possedeva Trentinara ancora nel 1290 (L. Giustiniani, op. cit., IX, pag.246). Successivamente il feudatario del casale, Giacomo di Brussone, lo restituì alla Curia in cambio di sole 24 onze annue. Negli anni seguenti Trentinara fu posseduta da un certo Tommaso Scillato di Salerno.
1384 - In una lettera del 27 Ottobre del 1384 della regina Margherita, vicaria di Carlo III di Durazzo, ucciso in Ungheria nel 1386, apprendiamo che, pur di ristabilire l'ordine e la pace nel Regno, a seguito della rivolta armata degli abitanti di Agropoli, Capaccio e Trentinara, abbandonatisi ad ogni forma di eccesso contro persone e cose, la stessa regina condonò le colpe commesse e riconfermò agli abitanti di Trentinara, di Capaccio e di Agropoli i beni confiscati . Gli abitanti di questi casali avevano offeso il re commettendo gravi eccessi (P. EBNER, chiesa e Baroni, op. cit. pag. 689). La regina, al fine di sopire gli animi ribelli, donò il casale a Francesco Colella di Trentinara.
1423 al 1508 - Nel 1423 il casale era posseduto dalla famiglia del Giudice che possedeva anche Roccadaspide e nel 1433 lo troviamo intestato ad Americo Sanseverino (F. Colella, Lucania, manoscritto pag. 118) che ne fu prediletto signore per vari anni. Successivamente ne fu proprietaria Susanna Caracciolo, che dopo qualche tempo lo vendette a Giovanni Gomez. Da questi passò, nel 1508, al poeta Bernardino (Berardino) Rota, sposo dell'adorata Porzia Capece, alla quale dedica i seguenti sconcertanti versi, ove è nominata anche Trentinara. I versi sono scritti in latino:
"Tuque Acci quondam, nunc verso nomine Solphon,
Qui vitreo exbilaras pinguia culta pede.
Solophon cui Silaris pater est, cui Trentana Mater,
Cui Iungana uxor, cui Cominenta Soror. . . Etc.".
"E tu, o fiume, che un tempo ti chiamasti Accio ed oggi ti chiami Solofrone, che col tuo liquido piede rallegri i fertili campi. Tu, o Solofrone, che hai per padre il Sele, per madre Trentinara, per moglie Giùngàno, per sorella Comingenti… Etc.".
C'è da evidenziare che, nonostante il poeta fosse pratico di questi luoghi, ha confuso i corsi e i nomi. Infatti quello che passa per Paestum non è il Solofrone, ma è Capodifiume. Accio non è il Solofrone ma è sempre Capodifiume che anticamente si chiamava Accio.
1574 - Al Berardino Rota, morto il 26 dicembre 1574, subentrò il figlio Antonio.
1601 - Nel 1601, da alcuni documenti, è notizia che Trentinara fu venduta, con Giungano e Comingenti, dal Marchese Arcella ad Antonio Caracciolo per 28 mila ducati.
1611 - Nel 1611 Caracciolo Marino acquistò i casali di Giungano e Trentinara con i feudi rustici di Spennazzo e Reibaldo, dei Mercati ed altri e li alienò a Marcantonio Morra (Quinternioni, 76, f. 254 t.).
1626 - Nel 1626 Caterina Elena de Morra vendette Trentinara a Pirro Mìnaddois, conte di Potenza, per 32 mila ducati.
1710 - Nel 1710 il feudo fu concesso al marchese Leone De Angelis.
1742 – A leone successe Carlo Maria De Angelis il 31 Agosto del 1742. A lui successe il figlio Gaetano e da questi passò a Giuseppe De Angelis (Napoli 28/07/1809 – 11/01/1904). Da Giuseppe, non avendo eredi maschi, passò in successione alla primogenita Maria Giuseppa la quale, dopo il parere favorevole della Commissione Araldica Napoletana e del Regno, ottenne il riconoscimento legale quale marchesa di Trentinara (Patenti Regie, 26/08/1906).
1811 - Dal 1811 e fino al 1860 Trentinara fece parte del Circondario di Capaccio, Distretto di Campagna, nel Regno delle Due Sicilie.
1848 - Moti di Trentinara del 1848. Il 12 luglio a Trentinara si ha l'epilogo dell'ultimo episodio dei moti cilentani del 1848. Lo svolgersi dei fatti si evolve come la dinamica di una battaglia. I rivoltosi attestati sulle alture a difesa dei paesi, le truppe governative, nella piana e sul mare, controllano le vie di comunicazione. I rivoltosi sono comandati da Carlo de Angelis, da Carlo Pavone, da Leonino Vinciprova e da Filippo Patella, ma sono dispersi su tutte le balze, nella vana speranza di difendere ogni paese. A causa di tale dispersione di forze, alla difesa di Trentinara partecipano solo circa 400 rivoluzionari di cui 200 erano già sul posto ed altrettanti erano giunti dal campo di insorti, dislocato in Ogliastro, non appena avevano avuto notizia dell'avvicinarsi dei borbonici a Trentinara. L'esercito borbonico proveniva dal mare ed era sbarcato da due vapori che incrociavano nel golfo di Salerno. La truppa borbonica era composta da circa mille soldati, inquadrati in un reggimento di Granatieri della Guardia Regia, in uno squadrone di cavalleria ed in una batteria di artiglieria. Il comandante era il Colonnello Recco, ufficiale di carriera che, naturalmente, diresse le operazioni con quell'arte militare che mancava agli insorti e che, tra l'altro, erano anche inferiori di numero sul campo di battaglia. Trentinara è investita da tre colonne di soldati, il combattimento, duro, è breve: i rivoluzionari non riescono a difendere il paese per oltre due ore dinanzi a preponderanti truppe avversarie fornite di cavalleria e di artiglieria. Dopo lo scontro i rivoltosi, lasciati sette morti sul terreno della battaglia, si disperdono sulle colline vicine. La sconfitta sopisce ogni possibilità di rivolta. La perdita di Trentinara, punto nevralgico per il controllo della regione, convince tutti che ogni resistenza armata è vana. Ci si convince che dove le armi non possono si arriverà con la forza degli ideali. Ai fatti di Trentinara seguirono numerosi processi a persone accusate di aver preso parte al movimento pre-rivoluzionario di Maggio e a quello del Luglio 1848: duemilaottantasette patrioti (P.VISCONTI).
1917 - Agosto 1917, nel giorno della festa della Madonna di Loreto, fu fatta la raccolta dell'oro per la Patria a sostegno delle truppe al fronte nella guerra del '15-'18. Diede il buon esempio, per prima, Anna Rocco, che si tolse gli orecchini, forse unico ricordo della giovinezza innamorata, e con fiero gesto li consegnò alla Patria. Trentinara fu il primo paese della provincia di Salerno che dette oro alla patria e il suo obolo, cospicuo, fu esposto, per volere del prefetto della provincia, per mesi e mesi, alla sede del Banco di Napoli di Salerno ad incitamento. Per questo il paese fu premiato nella persona del sindaco, Domenico Vernaglia, che fu insignito della croce di Cavaliere della Corona d'Italia ( da il "Il Circolo Fascista del Cantenna e il Monumento ai Caduti Trentinaresi per la Patria" del Dott. Enrico Cavallo - Edizione del 1930 ).
1943 - Nel 1943 Trentinara rischiò di essere bombardata a tappeto dall’esercito alleato poiché i tedeschi avevano installato proprio sulla piazzetta panoramica una postazione militare.
(1) et quanto nobis pertinet ecclesie sancti mauri et sancti johannis et sancti silvestri sitas foris ipso castello trintinaria, et de ecclesie sancte marie sitam intus castello trintinaria et de omnibus rebus ad as omnes suprascriptas eccelsias pertinentibus.
(2) Dum intus castello trintinaria essemus nos maraldus et petrus iudices cum aliis bonis hominibus, robertus qui dicitur maniaci et fìlius nicola paricio et sofìa uxor sua et fìlia quondam domini gregori, coniuncti sunt cum domno rossomanno sacerdos et monacus di Cava. Pro anima i predetti optulerunt et tradiderunt ciò che era loro pervenuto da Aillo e da Porfida intus ipsius castello e medietate de uno molendino cum arcaturiis et aquaria. Multa, centu aurei solidi costantini [ ... ] johannis diacono et notario.