Santi Cosma e Damiano
Nascita III secolo - Morte 303 - Venerati da tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi - Santuario principale: Basilica dei Santi Cosma e Damiano, Roma - Ricorrenza 26 settembre - Attributi: palma e strumenti chirurgici - Patroni di medici, chirurghi, farmacisti, parrucchieri, dentisti e della Boemia (attualmente parte della Repubblica Ceca).
I santi Cosma (o Cosimo) e Damiano, noti anche come santi medici (… – Cirro, Siria, 303) sono ritenuti dalla tradizione due gemelli di origine araba, medici in Siria e martiri sotto l’impero di Diocleziano: sono venerati da tutte le Chiese cristiane che ammettono il culto dei santi. Le fonti pervenuteci non sono pienamente concordanti tra loro, pur avendo molti aspetti comuni, ma riportano tre diverse tradizioni:
- una tradizione “Asiatica” nella città di Costantinopoli, capitale dell’impero bizantino;
- una tradizione “Romana” affermatasi in Siria;
- una tradizione “Arabica” diffusa in Occidente, precisamente a Roma.
Tutte e tre le tradizioni fanno riferimento a “fratelli, gemelli e medici”. Questi erano in grado di operare prodigiose “guarigioni” e “miracoli” e la loro azione era completamente gratuita nei confronti di tutti, da qui l’appellativo “Anàrgiri” (dal greco anargyroi, senza denaro). Con questo termine si designavano nella Chiesa greca i santi che, secondo gli scritti agiografici, esercitavano la medicina senza alcuna retribuzione.
Secondo la tradizione agiografica che, sebbene non storicamente verificabile, è supportata dall’antichità del culto loro tributato, i due erano gemelli originari dell’Arabia, appartenenti ad una ricca famiglia. Il padre si convertì al Cristianesimo dopo la loro nascita, ma morì durante una persecuzione in Cilicia; mentre la madre, Teodota (o Teodora), da più tempo cristiana, si occupò della loro prima educazione.
Dopo aver appreso l’arte medica nella provincia romana di Siria, praticarono la loro professione nella città portuale di Ægea, in Cilicia, sul golfo di Alessandretta.
Prestavano la loro opera con assoluto disinteresse, senza mai chiedere retribuzione alcuna, né in denaro, né di altro genere, sia dai ricchi e sia dai poveri, in applicazione del precetto evangelico: “Gratis accepistis, gratis date“ (ricevuto gratuitamente, dato gratuitamente). Uno dei loro più celebri miracoli, tramandati dalla tradizione, fu quello di aver sostituito la gamba ulcerata di un loro paziente con quella di un etiope morto di recente .
Secondo la passio, tuttavia, in una sola occasione era stata elargita ai santi una ricompensa, di tre uova nelle mani del fratello minore Damiano, da parte di una contadina, Palladia, miracolosamente guarita dall’emorroissa. Cosma era rimasto tanto deluso e mortificato per quel gesto da esprimere la volontà che le sue spoglie fossero deposte, dopo la morte, lontane da quelle del fratello.
Durante le persecuzioni dei cristiani promosse da Diocleziano (284 – 305) furono fatti arrestare dal prefetto di Cilicia, Lisia.
Avrebbero subito un feroce martirio, così atroce che su alcuni martirologi è scritto che essi furono martiri cinque volte. I supplizi subiti da Cosma e Damiano differiscono secondo le fonti. Secondo alcune furono dapprima lapidati, ma le pietre rimbalzarono contro i soldati, secondo altre furono crudelmente fustigati, crocefissi e bersagliati dai dardi, ma le lance rimbalzarono senza riuscire a fare loro del male; altre fonti ancora narrano che furono gettati in mare da un alto dirupo con un macigno appeso al collo, ma i legacci si sciolsero e i fratelli riuscirono a salvarsi, e ancora incatenati e messi in una fornace ardente, senza venire bruciati.
Cosma e Damiano infine vennero decapitati, assieme ai loro fratelli più giovani (o discepoli), Antimo, Leonzio ed Euprepio, nella città di Cirro, nei pressi di Antiochia.
Dopo il loro martirio coloro che avevano assistito al macabro spettacolo vollero dare degna sepoltura a coloro che tanto bene avevano elargito in vita, cercando anche di rispettare la volontà di Cosma circa la separata sepoltura: ciò fu loro impedito da un cammello che, secondo la leggenda, prese voce dicendo che Damiano aveva accettato quella ricompensa solo perché mosso da spirito di carità, onde evitare che quella povera donna potesse sentirsi umiliata dal rifiuto. I presenti diedero dunque sepoltura ai loro corpi deponendoli l’uno a fianco dell’altro .
Il culto
Le tre tradizioni della vita dei Santi Cosma e Damiano furono inoltre inserite nel contesto dei libri liturgici greci e ad ogni tradizione fu indicato il giorno festivo specifico:
La tradizione “Asiatica” festeggiava i due santi il 1º novembre;
La tradizione “Romana” venerava i due santi il 1º luglio;
La tradizione “Arabica” lodava i santi Cosma e Damiano il 17 ottobre.
Il culto dei santi Cosma e Damiano, invocati come potenti taumaturghi, iniziò subito dopo la loro morte. Il vescovo di Cirro, Teodoreto († 458), parla già della divisione delle loro reliquie, inviate alle numerose chiese già sorte in loro onore (a Gerusalemme, in Egitto, in Mesopotamia); l’imperatore Giustiniano I e il patriarca Proclo dedicarono ai santi una basilica di Costantinopoli che divenne meta di numerosi pellegrinaggi; anche a Roma papa Felice IV (526 – 530) edificò, sul sito dell’antico Templum Romuli e della Bibliotheca Pacis, nel Foro della Pace, una basilica a loro intitolata e ne favorì il culto in opposizione a quello per i pagani Castore e Polluce.
I crani dei santi vennero traslati da Roma nel X secolo e portati a Brema: nel 1581 Maria, figlia di Carlo V, li donò alla chiesa del convento delle clarisse di Madrid: le stesse reliquie sono però venerate anche nella chiesa di San Michele Arcangelo a Monaco di Baviera dove, in base all’iscrizione sul reliquiario, vennero poste nel XV secolo.
Il primo documento che attesta la presenza delle reliquie delle braccia dei Santi a Bitonto è del 1572, data di svolgimento della visita pastorale di monsignor Musso. Il culto dei taumaturghi, secondo quanto risulta da alcune testimonianze iconografiche, è però introdotto in Bitonto fin dal XIV secolo.
A Firenze i santi Cosma e Damiano erano patroni della famiglia Medici: la presenza dei due santi in Toscana simboleggia quasi sempre una commissione medicea. Tra gli artisti che raffigurarono i due fratelli per i Medici ci furono Beato Angelico e Donatello.
Ricorrenze
La Chiesa cattolica celebrava la loro memoria liturgica il 27 settembre (probabilmente il giorno della dedicazione della basilica romana), ma papa Paolo VI spostò la festa al 26 settembre e rese il culto facoltativo. La Chiesa ortodossa fissa per la loro commemorazione il 1º luglio, il 17 ottobre e il 1º novembre.
In provincia di Salerno il loro culto è diffuso a Ravello nel santuario dei Santi Cosma e Damiano dove dal giorno della festa il 26 settembre alla prima metà di novembre giungono al santuario situato nella roccia oltre 15000 pellegrini dai paesi della costiera amalfitana, da Gragnano, da Lettere e dall’agro nocerino sarnese. Anche nella città di Eboli è presente una cattedrale a loro intitolata, dove il 27 settembre di ogni anno si svolge la loro festa molto sentita dal popolo ebolitano e dalle popolazioni limitrofe. La notte fra il 26 ed il 27 settembre l’usanza vuole che ci sia una lunga veglia di preghiera, durante la notte si celebrano le messe che ininterrottamente hanno luogo fino alle ore 10 con la celebrazione eucaristica dell’Arcivescovo di Salerno. Dalle ore 11 parte dal Santuario la processione con le venerate statue dei Santi che, dopo aver attraversato le principali strade del centro cittadino, attraversa il Centro Antico della Città per poi rientrare in Santuario. A Castel San Lorenzo, il 27 settembre di ogni anno, si celebra in modo particolarmente solenne la festa dei SS. Medici e Martiri Cosma e Damiano, frequentata da migliaia di fedeli provenienti da tutta la provincia di Salerno, ed oltre. Precedute dalla novena (18-26 settembre), le celebrazioni religiose trovano il loro culmine la mattina del 27 settembre quando, dal Santuario dei SS. Medici, muovono i simulacri dei cinque Santi Protettori del paese, i Santi Cosma e Damiano, S. Giovanni Battista, S. Francesco Borgia e S. Luigi Gonzaga, preceduti dalle tradizionali “cente”, candele intrecciate a forma di barca, e dagli ori votivi, custoditi in teche di legno e vetro, visibili testimonianze di una secolare devozione. Dopo la Santa Messa solenne nella Chiesa Madre di San Giovanni Battista, la processione, salutata da fantasmagorici fuochi pirotecnici e dal suono della banda musicale, prosegue per le vie del centro storico e si inerpica per antichi e stretti vicoli, dove generosi fedeli offrono agli zelanti portatori delle statue, il delizioso vino di Castel San Lorenzo, a ristoro della loro fatica. I festeggiamenti civili, che si aprono con la grande fiera del 24 settembre per le vie del paese, si chiudono nella serata del 27 settembre, con il concerto bandistico in piazza ed i grandiosi fuochi pirotecnici di mezzanotte, che disegnano nel cielo luminosi ed abbaglianti arabeschi.
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Fonte: Vetrina di Preghiera https://vetrinadipreghiera.wordpress.com/