Venerdì 13 Marzo 1959 - Alla vigilia del matrimonio getta la fidanzata dalla finestra
Ha finto di abbracciarla e l'ha scagliata nel vuoto.
La giovane, prossima a diventare madre, è morta.
(Nostro servizio particolare)
Salerno, 12 marzo.
Un contadino, per non sposare la ragazza che per lungo tempo era stata la sua amante, ha attirato la giovane su una soffitta in un ultimo convegno d'amore: dopo essersi trattenuto a lungo con lei, ad un certo momento, fingendo di abbracciarla, l'ha scagliata fuori nel vuoto causandone la morte.
I protagonisti del dramma sono entrambi di un piccolo paesetto, Roccadaspide. Lui, Carmine Scorziello, ha 28 anni, lei Maria Giuseppa Mazzaro, ne aveva 28. Incontratisi ad una sagra, i due si innamorarono e si fidanzarono. Maria Giuseppa aveva altri quattro fratelli, una ragazza, Anna, e tre maschi: di questi, uno è sottufficiale dei carabinieri alle dipendenze del Ministero degli Esteri, addetto al servizio di sicurezza dell'ambasciata Italiana a Washington. Morta la madre, la giovane fu più libera nei suoi movimenti. Fu così che, protraendosi il fidanzamento, Maria Giuseppa finì col cedere alle insistenze del fidanzato e ne divenne l'amante.
Sovente i due si davano convegno in campagna. Da qualche tempo, si trovavano anche nella stessa casa della Mazzaro: avevano scelto come luogo per i loro incontri una soffitta, nel cui muro si aprono ampi finestroni privi di vetri. Sei mesi fa, con sgomento, la giovane Mazzaro si accorse di essere rimasta incinta. Del fatto informò subito la sorella Anna, che la consigliò di parlarne al fidanzato chiedendogli di riparare con le nozze. Ma il giovane, ben lontano dal pensare al matrimonio, stancatosi della relazione, cercava vari pretesti per troncarla. Anzi, all'insaputa della famiglia Mazzaro, aveva iniziato un altro fidanzamento con una fanciulla di un paese vicino, Margherita Russo, arrivando a stabilire con i suoi genitori anche la data dello sposalizio.
Messo però di fronte alle sue responsabilità dal padre e dai fratelli di Maria Giuseppa, egli aveva finto di accettare !1 matrimonio con la giovane, ponendo come condizione indispensabile che gli acquistassero una casa, la ammobiliassero e intestassero tutto al suo nome, sotto forma di donazione. Benché la famiglia di Maria Giuseppa non si trovasse in buone condizioni, tuttavia acconsentì, facendo dei gravi sacrifici, aiutata in ciò dal fratello sottufficiale dei carabinieri, che aveva posto a disposizione i propri risparmi, pur di vedere risolta quella dolorosa situazione. Comperata e arredata la casa, tutto era ormai pronto. La cerimonia si sarebbe svolta lunedì.
Ieri sera lo Scorziello, avendo già premeditato il piano - come poi ha confessato - si recò come al solito per una visita alla fidanzata, trattenendosi con lei e i suoi familiari. Quindi, fattosi tardi, si congedò, ma non andò via. Attese un po' - come altre sere - in un vicolo vicino e poi ritornò presso il portone. Lei scese e gli aprì: accostato lo sportello, i due, per una scalinata esterna, si recarono nella soffitta e vi rimasero fino a notte alta. Quindi il delitto.
L'urto del corpo della vittima sul selciato, da un'altezza di quindici metri, dovette essere tale da provocare la morte istantanea. Infatti non un grido si udì: la scoperta del cadavere avvenne all'alba. La prima ipotesi fu che la giovane si fosse tolta volontariamente la vita. E chi finse di disperarsi più di tutti, quando la notizia fece il giro del paese, fu proprio Carmine Scorziello, il fidanzato.
Ma nel corso degli interrogatori il giovane si è contraddetto. I carabinieri non gli hanno dato più tregua: le domande si succedevano alle domande. Alla fine il contadino, sfinito, è crollato ed ha ammesso la sua colpa. Non amava più Maria Giuseppa. L'aveva compromessa, sì, ma ormai nel suo cuore ogni sentimento per lei era finito. Dopo l'ultima notte d'amore, fingendo di abbracciarla, al momento di separarsi, l'aveva portata presso un finestrone. Là, per meglio lanciarla fuori, l'aveva sollevata sulle braccia, come per gioco. Mentre la giovane se ne stava felice, col capo appoggiato alla sua spalla, lui, di colpo, l'aveva scagliata giù, sperando che si potesse credere a un suicidio.
c. g.
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Fonte:
LA STAMPA Archivio Storico dal 1867 - Giornale La Stampa, Venerdì 13 Marzo 1959