1852 - Conclusioni nella causa di cospirazione

1852 - CONCLUSIONI NELLA CAUSA DI COSPIRAZIONE ED ATTENTATO CONTRO
LA SICUREZZA INTERNA DELLO STATO NONCHÈ DI ALTRI MISFATTI
PRONUNZIATE INNANZI La Gran Corte Speciale del Principato Citeriore
NELLE DUE TORNATE DE GIORNI 13 E 14 GENNAIO 1852
DAL PROCURATORE GENERALE DEL RE ANGELO GABRIELE
(processi tenuti a seguito dei moti cilentani del 1848)

1852 - Conclusioni nella causa di cospirazione  1852 - Conclusioni nella causa di cospirazione

Signor Presidente, Signori della Gran Corte Speciale

Eravam lungi dal supporre, anzi era al di là dell'umano intendimento, che allo splendido raggio di Benefico Sole di Giustizia e di Clemenza, potesse l'Orizzonte politico oscurarsi, e turbinoso minacciar colluvie di mali a' popoli del Reame delle due Sicilie.
Pareva altresì strano, o per dir meglio l'eccesso d'inescusabile follia, che si potesse aspirare ad un mutamento di forme governative, in onta alla felice esperienza durata sotto Quattro Generazioni di Re;
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Fu FERDINANDO 2.° che diede i più energici impulsi per lo immegliamento in ogni ramo di amministrazione dello Stato. Fu Egli che tenne principalmente a cuore la retta amministrazione della giustizia, pegno saldo e sicuro della sociale esistenza; e con elaborate cure riordinò la forza e la disciplina severa delle armi, elemento positivo della sicurezza interna ed esterna dello Stato.
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Così è, che dopo di avere nell'anno, che non è più, esauriti moltiplici giudizi di reità politiche, noi al presente corriamo nella stessa abitudine per l'anno che volge: Teatro come è stato il suolo di questa Provincia di orrendi fatti di sconvolgimenti e di politiche perturbazioni. Ed è così infine che giunti ci vediamo al termine di una causa imponente per lo numero degli accusati, straordinaria per gli svariati eccessi commessi, particolare per la mole delle processure percorse ed esaminate, gravissima per la responsabilità penale che ne risulta.
Il prospettarvi adunque il quadro di quante aberrazioni si commisero nel Principato Citeriore: le sventure dalla maggioranza de' buoni patite: il descrivervi per ognuno degli accusati i passi segnati nel cammino della rivolta: il riunir per regola di ordine e di metodo in un sol punto di vista i fatti di Maggio, Giugno e Luglio 1848: il dimostrarvi come invincibile ed inconcusso rimanga l'elemento della cospirazione, e dell'attentato, base precipua dell'accusa: il collocare ciascuno de' giudicabili nella rispettiva categoria della responsabilità penale: tutto ciò va assunto come obbligo del mio ministero,
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Spargimento di sangue, incendi, saccheggi: era questo il grido di guerra che il corifeo (il capo) del Cilento dirigeva alle sue orde armate nell'infausto Gennaio 1848 allorchè inalberavasi il vessillo della ribellione in quelle contrade. E quasi non soddisfatto delle compiute stragi per le uccisioni del Barone Maresca in Ascea, di Rosario Rizzo in Sala di Gioj (Gioi), e di Gennaro di Feo sotto capo Urbano di Casalicchio (Casal Velino), egli il Costabile Carducci forte tuonava dalle colline di Pisciotta nel 27 di quel mese che sperava si fossero eseguiti gli ordini suoi della fucilazione del Giudice di Gioj (Gioi), del Sindaco di Salella (Salella di Gioi vicino Salento), del Comandante Urbano di Cicerale: poi imponeva si ponesse a sacco ed a fuoco Ogliastro e Prignano, cioè le famiglie che aveano favoreggiato per le Truppe Regie: si occupasse Castellabate ove si tenessero le stesse norme come pe' precedenti Comuni: infine esortava a non risparmiare il sangue e far danaro, se si voleva veder progredita la nostra causa!
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Allorchè nel dì 29 Giugno faceasi circolare in Giungano un proclama per la sollevazione in armi contro il Governo,
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Allorchè in Felitto Circondario di Roccadaspide nella solennità del Corpus Domini, ricaduta in quel mese istesso, gli accusati Nicola Sabatella, Domenico Celestino Sabatella, Gaetano Sabatella, vi elevavano le clamorose grida di viva la Indipendenza Italiana, viva la Calabria, viva il Cilento, come risulta dalle assertive del testimone Giovannangelo Ivone che in udienza ha confermato i suoi detti.
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Fin qui è spiegata la operosità prodigiosa di cui fu fecondo il Giugno di quel suddetto anno 1848. Degli emissari in giro per concitare gli animi alla rivolta, e per chiamare alle armi gli abitanti delle varie contrade di questa Provincia. Circolazione di sediziosi proclami. Annunzio di grosso nerbo di armati in Calabria per muovere su la Capitale. Annunzio di Governo provvisorio in Sala. Voci sediziose in Felitto. Grido in Giungano e Capaccio di rivoluzione nel Cilento, abbattimento del Telegrafo in quest'ultimo paese. Progetto di campo di armati a Campestrino (località nel comune di Polla).
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In S. Angelo Fasanella (Sant'Angelo a Fasanella) accedeva del pari la suindicata colonna, e vi commetteva lo spoglio di ducati 80 in danno di quella cassa comunale. Quivi l'accusato Ricci, Duce e comandante della forza ribelle, si fe' lecito di ordinare al Custode di quelle prigioni di escarcerare tutt'i detenuti; a ciò si adempì, e costoro non ostante inermi seguirono la banda; anzi un di loro, cioè Giovanni Natale, fu spedito come corriere in Aquara.
In Aquara fu presa la somma di ducati 120.
In Ottati ducati 180.
Era in quel Circondario la colonna degl'insorti comandata da esso Ricci, quando de' movimenti disordinati e sediziosi avvenivano nel vicino Comune di Felitto, cui contribuiva al certo la presenza di quegli armati ne' dintorni di quel Vallo. E qui vi terrò parola o Signori degli accusati Nicola Sabatella, Domenico Celestino, Giuseppe e Gaetano Sabatella di Felitto. Tutti costoro si distinsero per esaltazione di pensar politico, e per fatti di esorbitanze rivoltuose, cooperando al moto rivoluzionario sviluppato in quelle contrade.
Pruove esaminate nella presente pubblica discussione per risultamento di uniformità di detti de' testimonî degni di fede, ci fan certi moralmente delle seguenti circostanze di fatto:
   1.° che gli accusati Sabatella quando la colonna degl'insorti era già in Roccadaspide fecero battere in Felitto loro patria il tamburo per raccogliere degli armati onde seguirli, e riunirsi tutti a quella massa. E poiché la maggior parte di quegli abitanti negavasi a tali criminose istigazioni, non si mancò per parte di essi Sabatella di usar delle minacce di fucilazione (stile consueto ed ordinario di tali assunti mandatari): ovvero che i renitenti pagassero ducati 6 per ciascuno. E tali minacce che seguirono gli eccitamenti a tal'uopo furono patite da' testimoni Domenico Migliacci, Domenico Giardini, Florimonde e Pecora.
   2.° che i suddetti accusati Sabatella spontanei partirono e raggiunsero la colonna nel vicino Vallo di Diano; e di ciò ne fan fede i testimoni Gio: (Giovanni) Angelo Ivone, Domenico Giardini e Franceseo Passarella, i detti de' quali non solo furono confermati in pubblica discussione, ma l'Ivone assicurò che alla di lui presenza si praticarono gli eccitamenti ad armarsi contro l'Autorità Reale.
   3.° che per dare un irresistibile impulso alle loro nefande opere, e perchè i di loro connaturali di Felitto non potessero schivarne la partecipazione, l'accusato Nicola Sabatella di Lorenzo mosse per lo vicino Comune di Castello (Castel San Lorenzo) per indurre la massa Cilentana ad accedere in Felitto; come altrettanto fece dal suo canto Domenico Celestino Sabatella, giusta le assicurazioni de' testimont Domenico Migliacci e Giuseppe Salerno.
   4.° che i due accusati Gaetano e Domenico Celestino Sabatella fecero delle istigazioni al testimone Gerardo Riviello onde si fosse con essi unito ad intervenire nella colonna armata che allora trovavasi in Roccadaspide, in difetto pagar ducati 6.
   5.° che gli accusati tutti, e precisamente Giuseppe Sabatella, erano degli emissari che proccuravano altrove di far progredire la causa della rivoluzione. In vero Nicola Sabatella di Lorenzo si vide nel Circondario di Gioj (Gioi) insignito di nastro tricolore. Egli s'incontrò con Domenico Migliacci, cui disse che in Vallo erasi fatta rivoluzione, e che quanto prima sarebbesi avverato in Felitto: ciò ebbe luogo nell'anno posteriore, cioè nel 1849, in modo che lo stesso testimone assicura che anche nel tempo dell'esame renduto avanti al Giudice del Circondario, essi accusati non lasciavano d'intimidire la gente pacifica del paese con mettere in campo nuove rivoluzioni, idee di cangiamento di governo, e comunismo. Nè io vorrò trascurare una particolarità della pubblica discussione che conferma la franchezza de' testimoni uditi a garentia (garanzia) della veracità de' loro detti. Allorchè deponeva il testimone su gli eccitamenti usati da essi Sabatella onde spingere ad aumentare il numero delle masse ribelli, l'accusato Domenico Celestino Sabatella faceva dimandargli se mai esso era fra gli eccitatori, ed il testimone rispondeva che proprio l'accusato Domenico provocava ad armarsi contro l'Autorità Reale con la minaccia di due palle in fronte, e della distruzione delle famiglie per chi negavasi di partire.
Un difensivo per essi si è offerto, inteso a provare che essi Gaetano e Domenico Celestino Sabatella partirono dal paese e si aggregarono alle bande Celentane (Cilentane), ma che ciò fu per ordine superiore; anzi l'accusato Domenico assumeva che venne obbligato a ciò fare da Domenico Migliacci che è appunto il testimone a carico. Niun risultamento propizio però si è ottenuto da poter ritenere vacillanti o deboli le basi dell'accusa. Ed il moral convincimento della reità degli accusati ne vien fuori spontaneo ed inoppugnabile.
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NOTA
La Gran Corte Speciale nel dì 27 Gennaio 1852 ha annunziata al pubblico la sua decisione con cui sono stati condannati
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Alla pena di anni diciannove di ferri [...] - Giuseppe Sabatella di Felitto - Domenico Celestino Sabatella di Felitto -
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Ha dichiarato il non costa, e quindi mettersi in libertà provvisoria [...] - Nicola Sabatella di Felitto - Gaetano Sabatella di Felitto -
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